Cuffie/ auricolari plastica con cavo e mini jack. Colore bianco.
Questi sono il terzo paio usati in quarantena. I primi, un po’ cheap, avevano i gommini ma il cavo si è sgualcito per l’utilizzo sfrenato. Dopo ho usato quelle di mio figlio, grande cuffie ma di misure ridotte, mi stringevano troppo la testa. Pensavo “mi ci manca anche il mal di testa in questi giorni…”. Poi, erano lì mezze cadute sulla testiera del letto, dal lato opposto, e me ne impossessai forever. Cercavo il silenzio, IL SILENZIO, almeno per capire ciò che mi dicono in video riunione e nei webinar che faccio per sfruttare il tempo “in casa”, ma soprattutto per non contribuire al rumore, non disturbare gli altri che sempre “in casa” tentano di seguire lezioni o lavoro.
Non c’è nessuno per strada, non ci sono macchine, si sentono gli uccellini, ma… i messaggi, i video messaggi, le telefonate, lo smart-working, le mail, la lavatrice, i pianti e i continui chiamare dei bimbi, le risate, l’impastatrice, gli sportelli della cucina, la musica, i motori dei condizionatori del palazzo di fianco, le ciabatte, la tv, mi dà sui nervi persino il ticchettio dei tasti sul portatile. Il rumore c’è sempre in quarantena. Il mio udito è come quando vai a un concerto e dopo esci con un fischio nelle orecchie. Il mio udito è diventato così sensibile da modificare l’umore, l’equilibrio, sovraccaricato di una non scelta a continuare la quotidianità ad ogni costo.
Con le cuffie, non ho raggiunto il silenzio, ma come milioni di persone penso che il loro utilizzo sia diventato indispensabile per andare avanti nella propria bolla silente, perché nessuno sente ciò che senti tu.
E poi… mi sono convinta che il silenzio sia solo una utopia.
Pubblicato il 14 Giugno 2020 in IL RESPIRO DEL TEMPO OGGETTI D\’AFFEZIONE DURANTE IL COVID-19 | 15/06-15/09/2020